Monica Petecchia è la responsabile locale della regione Puglia per il progetto “A scuola di inclusione: giocando si impara”. Monica, 36 anni, è psicologa-psicoterapeuta ed è mamma di un bimbo, Matteo di 4 anni.

“Era fine 2019. Ho incontrato UILDM per caso. Accompagnavo una mia amica in un centro di riabilitazione: mi dicono che UILDM cercava una psicologa per un progetto con le scuole. Da lì è nata la collaborazione. La mia esperienza professionale di psicologa ed educatrice mi aveva già messo in contatto con il mondo della disabilità, quindi lavorare con UILDM è stato come ritornare a casa.”

In Puglia che scuole sono state coinvolte?
Il progetto qui coinvolge 8 istituti comprensivi, 5 di Martina Franca (TA), 3 di Massafra (TA), in tutto sono 18 sezioni della scuola primaria e secondaria di primo grado. In marzo 2020, prima del lockdown sono entrata nelle scuole, ora invece gli incontri si svolgono online: la speranza è di fare qualche incontro in presenza, se la situazione migliora.

Qual è il tuo compito?
Il mio compito è far conoscere ai ragazzi il mondo della disabilità, parlando di temi come la diversità e l’inclusione. Questo percorso pensato per incontri in presenza è stato rimodulato per via del covid, attraverso video, immagini e attività che gli studenti possono fare per conto proprio.

Raccontaci la tua esperienza finora. Che cosa ti ha colpito?
I bambini hanno partecipato tantissimo. In una classe c’era una bambina con disabilità che grazie alle attività proposte si è sentita libera di raccontare la sua esperienza: aveva paura di essere giudicata per il suo camminare claudicante. È stato molto commovente. I bambini hanno tanto da dire sempre, ancora di più a causa del momento storico.
Sulla diversità e l’esclusione i bambini hanno spesso esperienze dirette, sulla disabilità invece c’è tanto da conoscere. Circola ancora l’idea che la persona con disabilità è quella che non sa fare una cosa. La disabilità è ancora concepita come un problema, è l’ambiente che la crea.

Come ti hanno accolto gli insegnanti?
In generale gli insegnanti sono molto collaborativi, hanno lavorato molto per portarlo avanti nonostante le difficoltà dell’anno scolastico. È un’esperienza importante anche per l’adulto perché c’è la possibilità di imparare cose nuove.

Da un anno viviamo in emergenza a causa del covid. Quale credi sia la cosa più urgente da fare per i bambini?
C’è un rischio del ripiegamento dentro casa, dovuto alla pandemia. È importante metterli in relazione, creare delle opportunità in cui possano dialogare tra loro su ciò che li turba di più, i loro punti interrogativi e le domande che si pongono. È essenziale stare insieme nella libertà del gioco. Attraverso il gioco i bambini imparano a vivere in una dimensione paritaria. È la prima modalità con cui possiamo recuperare uno scambio di relazioni e di emozioni. Te lo dico sia da madre e da professionista.

Ad alcuni incontri online ha partecipato anche Antonia Solito che ha raccontato la sua esperienza di persona con la tetraparesi spastica.
“Soffro di tetraparesi spastica dall’età di 10 anni circa. Durante il periodo scolastico i miei compagni tendevano ad isolarmi a causa della mia malattia. Ho difficoltà a muovermi e sono molto lenta nei movimenti, in casa lo faccio con l'aiuto di un deambulatore, mentre all'esterno uso la sedia a rotelle. Fino ai 40 anni uscivo poco di casa perché mi vergognavo della mia malattia. Poi qualcosa è cambiato, adesso mi piace molto stare fuori casa. Ho le mie abitudini e i miei hobby.
Penso ci sia molto da fare per l’inclusione e l’abbattimento delle barriere architettoniche e mentali.
Per me è stato importante 'entrare' nelle classi a portare la mia testimonianza perché i bambini sono più aperti e non giudicano. Quest’esperienza mi ha fatto rivalutare completamente il mondo della scuola.”

 

Dal 1° febbraio è attiva sulla piattaforma For Funding di Intesa Sanpaolo la campagna UILDM “Inclusione, un gioco da ragazzi” a sostegno del progetto “A scuola di inclusione: giocando si impara”.

Contribuisci anche a tu a far felici tanti bambini! Sostieni il progetto "A Scuola di inclusione: giocando si impara".